I Domenica di Avvento / C
Lc 21,25-28.34-36
Alzate il capo!
La vostra liberazione
è vicina!
Avvento. La liturgia dell’Avvento ci parla di una venuta di Cristo da preparare non come il mondo prepara il Natale per tanti versi diventato consumistico. Siamo invitati ad accogliere nella fede Gesù che viene in un mondo che vive nel contrasto tra le cose che finiscono e la paura di quello che può succedere quando queste si perdono.
Moriranno dalla paura. Di fatto, ad una prima lettura di questo brano, lo scenario apocalittico può incutere paura. Poi però emerge la centralità del Figlio dell’uomo che viene sulle nubi, richiamo alla nube del deserto, guida di Jahvè al popolo d’Israele in cammino verso la terra promessa. Tale asprezza del momento “apocalittico” annunciato la troviamo mitigata anche nelle parole di San Colombano (nel foglietto della messa) per il quale “il Signore è dolce e soave… che nessuno potrà mai mangiarlo e berlo interamente, perché… non si esaurisce”.
In realtà, forse, queste difficoltà consentono all’uomo di aprirsi a Dio.
Abbiate la forza di sfuggire. Così il Vangelo, tutt’altro che apportatore di profezie di sciagura, ci chiama alla speranza che la fede in Cristo dà la capacità di sfuggire ai fatti tragici della storia. Gesù custodisce e dona la forza di rimanere sotto la custodia di Dio e non sotto il dominio del male.
Sulla terra angoscia… alzate il capo. L’ansia, l’angoscia e la paura ci fanno ripiegare su noi stessi e ci impediscono di guardare a Gesù presente. Risollevarsi è guardare a Lui che libera e salva. Libera da cosa se Gesù ci ha già liberato nel battesimo? Dalla logica del mondo che ancora affascina ciascuno di noi.
Kronos e kairos. Nel brano, possiamo allora vedere sottintesi i due sensi del tempo espressi in greco da i termini kronos e kairòs. Essi indicano il tempo cronologico che passa senza un preciso senso e quello che invece è significativo, carico di significato. Proprio quest’ultimo dobbiamo cogliere, poiché Gesù con la sua venuta da senso al tempo di ogni persona e di ogni popolo.
Vegliate in ogni momento pregando. Allora è importante la preghiera che è la forza della vita. Occorre sintonizzarsi sulle frequenze di Dio. Non è facile pregare con vigilanza. Gesù nel Getsemani riprende i suoi discepoli perché si addormentano nella prova. Il loro spirito è appesantito e non riesce a stare desto nella prova. Anche per noi è così. La vigilanza richiede tempo e implica una fede che matura, tanto che san Paolo per testimoniare la sua fiducia in Dio si paragona ad un pugile e prende di esempio l’atleta che corre.
State attenti a voi stessi. Infine, Gesù ci chiama ad essere guardinghi non tanto verso le cose attorno a noi, ma verso noi stessi affinché vigilando non lasciamo appesantire i nostri cuori in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Il rischio è nel nostro cuore…