XXXIII Domenica / B –
Mc 13,24-32
Il cielo e la terra passeranno,
ma la mia Parola
rimarrà per sempre!
L’apocalisse. Il discorso apocalittico presentato da questo brano di Marco si muove tra l’oggi e il domani di ogni generazione. Esso ha uno sguardo sui fatti a lui contemporanei, ma allo stesso tempo rivela il significato degli eventi a venire che sono sotto lo sguardo provvidente di Dio. Questo fa capire che la storia dell’uomo si dispiega nel tempo con i suoi drammi e le sue contraddizioni, ma la Parola di Dio, in essa seminata, è e sarà quella luce che sempre tiene acceso il sole della vita.
Tribolazione… si oscurerà… cadranno. In un primo momento le parole di Gesù mostrano uno scenario che suscita timore e sgomento. Ma subito dopo Egli fa capire di avere fiducia, di fidarsi della sua parola che non passa. Questo è il segreto di ogni tempo e di ogni generazione. Le situazioni difficili e che passano sono lo spazio nel quale Dio rende presente la sua parola eterna.
Dio è amore. In questo scenario drammatico non possiamo pensare che Dio abbandoni l’uomo al destino cieco degli eventi. Ma essendo amore, Dio non può abbandonarci agli eventi tragici; occorre avere fede in lui e non covare odio nel cuore.
Dalla pianta del fico imparate. L’esempio della vita del fico e delle sue fasi di sviluppo è usato da Gesù per educare il credente ad una lettura positiva della realtà. Il Signore non vuole terrorizzare o chiudere la storia nella paura degli eventi futuri e del potere oscuro del male, ma intende far fissare l’attenzione sulla salvezza da lui portata e sulla necessità di perseverare nell’amore.
Falsi profeti. Evitare il senso di paura ci mette in guardia dai falsi profeti di sventura. Il dramma evocato da Gesù non è detto per mettere paura, ma vuole educare il credente ad avere fiducia nella sua parola, a perseverare nella fede. Ciò che caratterizza il falso profeta è il suo non rimane nell’amore; le sue parole, anche se “vere”, non sono accompagnate da un atteggiamento di amore, di pietà e di speranza per l’umanità, ma di giudizio e di condanna.
In quei giorni. Quali giorni sono? Sono quelli di tutti i tempi, sono le difficoltà e le asprezze della vita che però avranno una fine: in senso generale nella Parusia, cioè nel ritorno di Gesù nella gloria, in senso personale nelle vicende della vita di ciascuno.
Una fine propria. Di fatto il testo di Marco, oltre che alla fine del mondo fa pensare alle prove della mia vita nelle quali simbolicamente si spegne la luce del sole e della luna. Possiamo dire che il sole che dà la vita e le stelle che rappresentano i desideri, entrambi legati a questo mondo, sono destinate a finire, mentre la luce eterna della Parola è destinata a non spegnersi mai. Gesù ci dice: vedi da chi ti fai illuminare!
Quel giorno lo conosce solo il Padre. Il momento finale e decisivo nessuno lo conosce; ma tutti possono conoscere il momento attuale che è proteso a quello finale: pregate, vegliate e state attenti si dirà più avanti nel Vangelo. L’amore è la realtà che unisce il presente all’attesa futura.