XXXII Domenica / B

Mc 12,38-44

Dio,

ricco di misericordia

“guarda” la vedova…

La vedova,

ricca di povertà, colma di fiducia,

vive in quello “sguardo” d’amore di Dio!

 

 

La vedova. Al tempo di Gesù essere vedova significava sperimentare la precarietà di una condizione di vita lasciata sovente all’arbitrio degli altri. L’evangelista dice che gli scribi divorano le case delle vedove. Nella vedova del Vangelo questa condizione è accompagnata da una fiducia incrollabile nella provvidenza di Dio. Lei si dona con la consapevolezza che Dio può tutto. Ha dato tutto perché sa che Dio può dare tutto.

Lontana da Dio. Ancora di più. La donna secondo una certa logica giudaica era considerata maledetta, abbandonata da  Dio. Ella ha una ferita che porta e che accetta, ma che diventa lo spazio del dono di sé. Anche noi possiamo vivere delle situazioni estreme nelle quali pensiamo che la vita ci condanni. Questa donna ci insegna a credere che in ogni situazione, credendo nella propria condizione reale, Dio è presente con la sua provvidenza.

Lo sguardo. Gesù è seduto di fronte al tesoro del Tempio e osserva. Il suo sguardo è profondo; egli vede con compassione e a volte con correzione. Forse nella nostra vita lo dimentichiamo, ma questo sguardo posato dal Maestro su di noi ci insegna come guardare i nostri fratelli. Quello sguardo è un giudizio di verità compassionevole.

Vi ha gettato tutto. La vedova non dà il superfluo, o addirittura il superfluo del superfluo… ma ella da tutto ciò che ha. Questo rende autentico il gesto! Tanti santi stanno intorno a noi mossi da questa capacità e ciò stimola a fare altrettanto.

Tutto. Questo dare tutto non è per forza legato alla moneta, ma può anche indicare il gesto di dare il tempo, di accorgersi dell’altro e di accoglierlo nei suoi bisogni.

Condanna. Una parola dura che potrebbe dar fastidio alle nostre orecchie soprattutto se legata a Dio. Dio condanna? Ma la condanna viene proprio dall’esteriorità dei gesti non accompagnati da un reale dono di sé. Non è Gesù che condanna, ma la stessa vita che resta vuota se non accompagnata e sorretta dal vero culto che è comunione d’amore con il Padre.