VIII Domenica
del tempo ordinario (anno C)
Lc 6,39-45
Questa domenica termina il capito 6 del Vangelo di Luca quello che potremmo definire il discorso della pianura. Precedentemente al testo oggi proclamato, e precisamente al versetto 36, l’evangelista invitava ad essere misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro, versetto che può essere considerato come il fondamento di tutto il discorso. Radicati su questa verità possiamo poi notare la presenza di coppie di contrari con le quali Gesù esorta i suoi discepoli: luce-buio, vista-cecità, mio sguardo e sguardo di Gesù. Dove sono io? Gesù vuole mettere in luce le nostre cecità e farci riscoprire la nostra vocazione di discepolo che segue il Maestro ed è chiamato a vedere le cose come Lui le vede.
Dal buon tesoro del suo cuore. Trovo questo brano altamente educativo. Nel binomio bocca-cuore Gesù evidenzia la stretta unione tra le mie parole e quello che ho nel cuore. Questo lo sento come un invito a lavorare sul cuore e per fare questo abbiamo bisogno di un aiuto che possiamo ricevere sia da Gesù che dallo Spirito Santo. Dio può tirare fuori da noi il meglio senza pensare di essere migliori degli altri e mostrando uno sguardo d’amore e non di giudizio.
Trave. Il Signore non ci chiama a non guardare il fratello e a disinteressarsi di lui e del suo limite, ma ci invita a farlo dopo aver tolto la trave che nel mio occhio mi impedisce di vedere l’altro nella verità. La trave credo che sia la fede, quella virtù interiore che mi permette di avere uno sguardo limpido incentrato su Gesù e non su me stesso – di fatto è nella fede che io vengo salvato – con la quale io posso vedere in maniera vera e disinteressata il mio fratello e magari prestargli aiuto anche attraverso la correzione fraterna.
Siamo chiamati a distogliere lo sguardo giudice dal fratello e portarlo su di noi per poi tornare dall’altro con lo sguardo purificato dal Signore.
Occorre riconciliarsi con la propria storia per poi riconciliarsi con il fratello.
Poi potrai togliere la pagliuzza. La correzione fraterna è importante. A volte non la facciamo altre volte la facciamo per i nostri interessi. Gesù ci dice di lasciarci lavorare da Lui per vederci meglio, affinché la correzione nasca sempre dalla misericordia.
Quando mi viene da giudicare il fratello senza misericordia in realtà sta emergendo qualcosa che non va bene in me. In questo caso non vedo il mio fratello nella verità.
E’ dai frutti che si vede l’albero. Gesù mi invita a togliere tutto quello che non mi fa diventare buono. Lui parla al mio cuore, che a volte dimentico di prendermene cura, perché mi invita a lavorare sulle invidie, gelosie, ecc.
Il discepolo non è più del maestro. Noi non possiamo fare più di quello che fa Gesù, ma possiamo agire in Lui, con Lui. E questo avviene grazie ad un’unione di amore. E’ bello desiderare di avere Gesù sempre accanto.
Ciò che dal cuore sovrabbonda. Occorre non lasciarsi invadere dalle spinte negative per permettere al buono che sta nel cuore di emergere.