N. S. Gesù Cristo Re dell’universo (anno A)

Mt 25, 31-46

GIUDICATI SULL’AMORE

Quando il figlio dell’uomo verrà… Il brano di questa domenica presenta l’ultimo discorso di Gesù che l’evangelista Matteo riporta a coronamento dei 5 discorsi che caratterizzano il suo Vangelo. Il primo è quello delle beatitudini al capitolo 5, l’ultimo è questo al capitolo 25, che come il primo, riprende il tema dell’attenzione all’altro.

Quando mai… E’ questo l’ultimo capitolo del Vangelo di Matteo prima della passione e risurrezione di Gesù. Forse molti vedranno il Signore quando verrà per la prima volta perché si sono presi cura dell’umanità. Accorgersi dell’uomo e amarlo viene prima dell’essere cristiani. L’altro è il termine della propria vita e della sua realizzazione.

Tuttavia amare gli altri non rientra nella logica del dovere, ma è un dono. Non si tratta di fare del bene agli altri per avere una ricompensa, ma è una grazia che fa bene a se stessi nel momento in cui apre il cuore. La capacità di servire è un dono.

Nessuno dei due gruppi citati da Gesù si accorge di avere o meno una atteggiamento di amore. Tale realtà è una disposizione del cuore. Noi diamo, ma siamo anche bisognosi di amore.

Fratelli più piccoli. Gesù è l’immagine di colui che è più piccolo: spogliato, torturato e reso povero nella passione, nella croce portata con amore diviene testimone della gloria di Dio, della quale diveniamo partecipi nella misura in cui percorriamo anche noi la strada di croce. Il piccolo manifesta un bisogno e, questa dimensione dell’uomo è un invito implicito a vivere una relazione di abbassamento. Gesù lo ha fatto con noi: è venuto incontro ai nostri bisogni e noi siamo chiamati a fare lo stesso.

Benedetti dal Padre mio. Gesù chiama benedetti dal Padre coloro che lo hanno servito nel fratello, ma non chiama maledetti dal Padre coloro che lo hanno ignorato nel prossimo. San Giovanni della croce scrive: alla fine della vita saremo giudicati nell’amore.

Il giudizio che dà Gesù, e in questa parabola usa il termine eterno (richiamo alla realtà dell’inferno), è un giudizio di vita. Come nella parabola dei talenti colui che non vive nell’amore è già condannato, poiché vita beata e amore coincidono. E’ un giudizio di vita e non di meriti. Se sei nell’amore sei nella vita, altrimenti sei maledetto.

Fatto a uno solo… Dicendo uno solo Gesù intende tutti. In quell’attenzione al singolo c’è la sensibilità di chi ama di rimanere aperti ad ogni persona riconoscendone la propria unicità e dignità.

Questo monitor di Gesù è consolante poiché nel nostro limite e nelle nostre chiusure Egli ci fa capire che è sufficiente avere l’attenzione al piccolo.

Siamo chiamati a questo amore. L’opposto è l’indifferenza.

Sul volto del prossimo dobbiamo vedere quello di Gesù. Dio non chiede miracoli ma la vicinanza al fratello.

Ricevete il Regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Dio ci ha creato per vivere con Lui.

Gloria e giudizio. C’è un contrasto tra queste due cose. Una sembra bella e radiosa, l’altra aspra e definitiva. Tra questi due poli va considerata la correzione fraterna. Essere attenti al povero significa anche correggere il fratello da una povertà che lo porta alla morte. 

Tutti si salvano? Nella misura in cui ci si apre all’amore per il prossimo.