VI Domenica / C

Lc 6,17.20-26

E Gesù,

alzati gli occhi verso i suoi discepoli,

diceva:

“Beati voi…”

 

 

Disceso… si fermò. Dal monte, dove aveva pregato tutta la notte e poi, scelti i Dodici apostoli, Gesù discese con loro in un luogo pianeggiante. Avviene qui il movimento contrario accaduto nella costruzione della torre di Babele, quando dal basso della terra con superbia, gli uomini intendono salire verso il cielo. Qui invece Gesù scende per volgere lo sguardo sulla gente e per innalzare l’uomo povero, assetato di Dio e suo testimone.

Beati…guai. È questa un’antitesi tra due condizioni di vita da non interpretare nella logica della minaccia e del premio, ma in quella della reale condizione di chi può entrare in comunione con Dio o rimanere a distanza dal suo amore. Solo il discepolo, cioè colui che ascolta e accoglie il Vangelo (beato) può vivere già da ora in Dio.

Alzati gli occhi verso. Gesù quando alza lo sguardo rende presente l’amore di Dio. È la stessa cosa che fa con Pietro dopo il peccato, che a sua volta, nell’umiltà del riconoscersi peccatore, è il povero che si apre a quello sguardo di amore e di perdono. Questi sono i poveri. Coloro che nella loro piccolezza e nel loro peccato, si rendono conto di non poter darsi ciò che desiderano e lo aspettano da Dio. Il contrario dei ricchi che invece nella loro condizione autosufficiente non aspettano nulla dal Signore.

Allo stesso modo… Sia la sezione delle beatitudini che quella dei guai termina con l’espressione “allo stesso modo agivano i loro padri”. Luca evidenzia da una parte la persecuzione e la repulsione di alcuni del popolo ebraico nei confronti dei profeti e delle loro parole di denuncia e di correzione e dall’altra l’accoglienza opportunista verso i falsi profeti le cui parole ottimiste, lusingando il popolo, lo allontanavano dall’amore di Dio. La vita ricca, sazia e spensierata attira e convince il popolo molto più rispetto a quella povera, affamata e di fatica.

Questi due atteggiamenti albergano in ciascuno di noi. Qualche volta siamo poveri e abbiamo desiderio di Dio e compassione degli altri, altre volte nella nostra ricchezza siamo cinici e indifferenti. Gesù mette in guardia gli ascoltatori per far emergere ciò che è autentico e beato.

12… folla… moltitudine. Nel brano ci sono tre gruppi di persone: i 12 con i quali Gesù discende nella pianura, la folla dei discepoli e una moltitudine di gente. Tra questi sembra esserci una specie di investitura. L’annuncio delle beatitudini è rivolto a tutti ma solo i discepoli (cristiani) entrano in un vero rapporto con Gesù perché ascoltatori del suo messaggio. Sono loro i primi chiamati a mettere in pratica ciò che ascoltano.

Gesù disceso. Gesù scende e non dice che insegna; lui mostra di essersi calato nella parte più bassa della terra, cioè la vita quotidiana dell’uomo. Si mostra nell’umiltà dell’incarnazione e, alzando gli occhi dice, beati voi se crederete a questa piccolezza che io oggi rendo presente in mezzo a voi per parteciparvela. Io incarno, dice Gesù, ciò a cui dovete credere. In questa accoglienza della vita del Signore sta la beatitudine della creatura.