NATALE DEL SIGNORE
Lc 2, 15-20
Andiamo fino a Betlemme,
vediamo questo avvenimento!
Tornarono,
glorificando e lodando Dio!
Pastori e Maria. Il bambino adagiato in una mangiatoia viene collocato dall’evangelista Luca tra il movimento dei pastori che vanno senza indugio e che ritornano lodando e glorificando Dio e l’atteggiamento di Maria che custodisce e medita nel suo cuore tutto quello che avviene. Dio si rivela e parla attraverso tutti. La Vergine è custode del mistero di Dio insieme al suo sposo Giuseppe, ma allo stesso tempo è attenta e aperta a quello che Dio rivela e mostra agli altri. Da subito Maria percepisce che quel Figlio è suo ma non è suo, è suo in quanto dono infinito del Padre non è suo perché aperto a rivelarsi a chiunque crede in Lui.
I pastori riferirono. C’è un altro movimento nel brano di Luca che va dall’alto, gli angeli che tornano in cielo dopo l’annuncio, al basso, i pastori chiamati ad andare alla grotta a vedere un Bimbo. In questo rimando tra cielo e terra i pastori diventano gli angeli del Natale! Chiamati dagli angeli messaggeri di Dio ad andare a Betlemme, essi diventano a loro volta i messaggeri di ciò che hanno veduto. Incontrare Gesù suscita la testimonianza. E incontrare Gesù significa incontrare il dono per eccellenza come sottolinea questo racconto ricordato da papa Francesco:
“Una graziosa leggenda narra che, alla nascita di Gesù, i pastori accorrevano alla grotta con vari doni. Ciascuno portava quel che aveva, chi i frutti del proprio lavoro, chi qualcosa di prezioso. Ma, mentre tutti si prodigavano con generosità, c’era un pastore che non aveva nulla. Era poverissimo, non aveva niente da offrire. Mentre tutti gareggiavano nel presentare i loro doni, se ne stava in disparte, con vergogna. A un certo punto San Giuseppe e la Madonna si trovarono in difficoltà a ricevere tutti i doni, soprattutto Maria, che doveva reggere il Bambino. Allora, vedendo quel pastore con le mani vuote, gli chiese di avvicinarsi. E gli mise tra le mani Gesù”.
Maria custodiva. Maria è l’umiltà che non mette in mostra se stessa, ma è in un atteggiamento attivo e non rassegnato di custodire e meditare nel suo cuore. Tutto nell’umiltà!
Senza indugio! I pastori sono sicuri, vanno senza tentennamenti alla grotta, la loro fede li rende decisi.
Pace. È questo il dono che spesso emerge dalle feste del Natale: la PACE. A differenza dei brani dell’avvento nei quali sovente venivamo invitati a vegliare e a stare attenti, ora emerge una grande pace. Scrive san Girolamo: «Felice chi ha Betlemme nel suo cuore, nel cui cuore, cioè, Cristo nasce ogni giorno! Che significa del resto Betlemme? Casa del pane. Siamo anche noi una casa del pane, di quel pane che è disceso dal cielo».
Da questo brano emerge anche un’armonia tra l’uomo e Dio che fa nascere un po’ di nostalgia di fronte ad un mondo che spesso ignora Dio o addirittura lo avverte come ostile.
I pastori tornarono. Una volta contemplato l’evento i pastori tornano al loro lavoro. Di fronte a Gesù non è tanto importante quello che si fa, ma vivere il tutto della propria vita nella luce di Dio.